Da myacide a canide

Il myacide era l’antenato dei canidi e viveva nella foresta pluviale circa 60 milioni di anni fa. Era un animale solitario, si nutriva di piccoli mammiferi, uova, frutta e radici, era morfologicamente molto diverso dal cane che conosciamo oggi.

Vivendo in un habitat molto ricco non aveva alcun bisogno di essere agile e veloce, infatti la sua struttura fisica è stata descritta dagli scienziati come quella di grande furetto: goffo, tozzo e basso, con il tronco largo e le zampe corte, andatura lenta e camminava su tutta la pianta del piede (plantigrade).

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Il myacide comincia ad evolversi

Alcuni milioni di anni dopo la diffusione del myacide, le scimmie antropoidi e i felidi cominciano a colonizzare lo stesso ambiente; questo generò una forte competizione ed i myacidi furono costretti ad abbandonare la foresta pluviale, si spostarono nella savana tra i 60 milioni ed i 10 milioni di anni fa.

La savana era un luogo molto più ostile, dove il cibo non era altrettanto reperibile. A quel tempo, infatti, vi erano già i grandi erbivori organizzati in branchi, quindi difficili da cacciare per un animale goffo e lento come il Myacide.

La spinta selettiva forzò quindi i Myacidi a cambiare nuovamente per sopravvivere, ma questa volta non si spostarono, mutarono in aspetto ed abitudini di vita; la dieta divenne da onnivora a carnivora; ci furono inoltre cambiamenti sulla struttura fisica: gli arti si allungano, il tronco si snellisce e la deambulazione diventa sempre più agile e veloce.

Con il modificarsi della deambulazione, si trasforma da animale plantigrado a digitigrado, proprio come il moderno cane, che cammina sulle quattro dita (il quinto dito o sperone  che anche oggi si può osservare in alcuni cani, rimane a testimonianza della linea evolutiva).

Anche la testa subisce grandi cambiamenti: mascelle, mandibole e dentatura si adattano alla nuova dieta e di conseguenza, tutto il cranio si modifica.

Origine del lupo

Tutte queste trasformazioni, in un lasso di tempo che va dai 50 ai 10 milioni di anni fa, portano il Myacide a divenire Canide, per la precisione Canis Lépophagus, considerato l’antenato dei Canidi moderni, tra cui il lupo.

Sappiamo per certo che i primi lupi apparvero 500.000 anni a.C. e colonizzarono ambienti diversi.

Queste trasformazioni non bastarono, perché nella savana c’erano predatori molto competitivi ed abili: i felidi, come la tigre dai denti a sciabola. Inoltre, le scimmie antropoidi (i nostri antenati), con qualche milione di anni di ritardo, avevano fatto la stessa scelta e si erano allontanate dalla foresta pluviale per conquistare la savana.

I nostri antenati avevano doti fisiche non del tutto eccezionali, ma possedevano due caratteristiche che si riveleranno decisive: un cervello già evoluto ed il pollice opponibile, che permette un’incredibile vantaggio nella manipolazione degli oggetti. Vivendo nella savana, anche i nostri antenati subirono cambiamenti simili a quelli dei Myacidi: la deambulazione divenne bipede, la postura eretta e la dieta carnivora; erano carnivori altamente aggressivi che creavano gruppi sociali stabili.

Per poter competere con i nostri antenati ed i felidi, i lupi dovettero compiere un’ulteriore trasformazione: da animali solitari divennero animali sociali. La vita in gruppi sociali richiede sforzi ed energie, sviluppo di una gamma comunicativa molto più ampia e raffinata, un’organizzazione gerarchica complessa, ma la vita in branco ripaga ed ora i lupi potevano reggere il confronto con gli antagonisti.

L’incontro tra uomo e lupo

400.000 anni fa il lupo e l’uomo si incontrano ed iniziano a condividere ambienti e territori di caccia (come dimostrano i ritrovamenti di resti di ominidi in associazione a quelli dei lupi: Boxgrove UK 400.000 a.C., Cina 300.000 a.C., Francia 150.000 a.C.).

Il lupo e l’uomo erano antagonisti diretti in quanto condividevano lo stesso territorio, avevano abitudini sociali simili e si cibavano dello stesso tipo di prede. In natura questa competizione avrebbe potuto portare all’annientamento o all’allontanamento di uno dei contendenti, ma fra uomini e lupi avvenne un processo diverso. Le due specie, almeno in parte, si unirono, tanto che la loro evoluzione da parallela divenne coincidente trasformandosi infine in coevoluzione.

Esistono due teorie che spiegano come sia avvenuto l’incontro tra uomini e lupi:

1) Prima ipotesi: scopi utilitaristici ed opportunistici

L’uomo abbandonava scarti di cibo, carcasse, avanzi di cui non si cibava, ma che erano molto graditi dai lupi; è probabile che all’inizio la presenza dei lupi rappresentava una minaccia per l’uomo, ma presto si rese conto che rappresentavano un ottimo sistema di allarme grazie alla maggiore sensibilità di udito e olfatto.

2) Seconda ipotesi: maternaggio (allettamento al seno e cura della prole)

L’uomo cacciava il lupo per cibarsene o procurarsi pellicce, è possibile che abbia portato con sé alcuni cuccioli e che poi furono allevati all’interno del villaggio.

Origine del cane

Indipendentemente da quali furono le motivazioni ed i meccanismi iniziali che fecero avvicinare il lupo all’uomo, quello che è certo è che alcuni lupi vennero introdotti nel gruppo sociale umano, separandoli dal proprio branco.

L’uomo iniziò così a selezionare solo quei soggetti con caratteristiche idonee, ad esempio docilità, bassa aggressività, minima distanza di fuga, minore paura, tolleranza alle manipolazioni ed agli stress, etc. Questi individui restarono nel villaggio, separandosi in modo sempre più definitivo dai compagni selvatici.

Piano piano, quello che accadde, è che questa popolazione di lupi si differenziò ed inizio a riprodursi solo con i compagni che vivevano con l’uomo: questo fenomeno viene definito domesticazione.

Fu così che l’isolamento di una piccola popolazione diede lentamente vita ad una nuova specie, il Canis Familiaris: primo animale completamente addomesticato.

Conseguenze della domesticazione

Uno dei principali fattori in un processo di domesticazione è la riduzione delle capacità percettivo sensoriali dell’animale: per un selvatico sono fondamentali alta percezione sensoriale associata a veloce reazione agli stress, per contro un animale domestico dovrà avere paura più moderata, docilità e alta tolleranza agli stress. L’alterazione delle percezioni negli animali ha come conseguenza diretta un cambiamento di tipo ormonale, la riduzione delle dimensioni del cervello, sensi meno acuti e mantenimento di caratteri giovanili negli adulti.

Questi stessi processi furono attuati, in modo cosciente o incosciente, dai nostri progenitori sui primi cani addomesticati.

La conseguenza immediata della domesticazione dei lupi, dovuta al cambio di dieta, fu una riduzione della taglia generale e della dimensione della testa in particolare (-20-30% a carico delle aree sensitive) che lo portarono ad un declino precoce della percezione sensoriale (più adattativo, minor reattività, attenuazione dei comportamenti emotivi e aggressivi). Mutazioni a carico dei colori: fulvo e bianco con meno melanina (con conseguenze anche caratteriali: tirosina-dopamina-adrenalina, temperamento più tranquillo); in seguito il muso divenne più corto e largo e di conseguenza cambiò la posizione dei denti che iniziarono a ridursi in dimensioni. La mandibola divenne maggiormente ricurva e si accentuò l’angolo fra il muso e il cranio (l’attuale stop). Gli occhi divennero più tondi e frontali e si ridusse la dimensione della bolla timpanica dell’orecchio.

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